L’ Economia europea è nei guai

Dopo la crisi pandemica e le sanzioni alla Russia la situazione economica e la competitività del Vecchio Continente richiederebbero investimenti pari ad almeno il 5% del PIL

L’ex presidente della BCE, Mario Draghi, ha recentemente lanciato un nuovo allarme sull’erosione della competitività dell’Unione Europea.

Una situazione già resa ovvia dal calo della produzione industriale subito da Germania e Italia secondo i dati più recenti.

Draghi ha sottolineato come l’UE debba aumentare gli investimenti fino al 5% del PIL, una soglia non raggiunta da oltre mezzo secolo, per essere in grado di rinnovare la propria economia e restare competitivi con il resto del mondo.

La sfida principale riguarda la sicurezza nelle materie prime essenziali, considerata una questione esistenziale per il blocco.

Secondo Draghi, l’Europa rischia di dover ridimensionare le proprie ambizioni globali se non riuscirà a migliorare la produttività.

Uno dei fattori che stanno rallentando questo processo è la debolezza dei governi nazionali nelle maggiori economie del blocco, che, a causa della frammentazione politica, non riescono a implementare politiche efficaci e coordinate per affrontare le sfide economiche.

Uno dei settori più colpiti da questa mancanza di competitività è l’industria automobilistica europea, che Draghi ha definito un esempio emblematico della mancanza di pianificazione strategica dell’UE.

Le case automobilistiche europee stanno perdendo terreno rispetto alla Cina, che ha già superato l’Europa in quasi tutti i settori produttivi, offrendo prodotti a costi significativamente inferiori, senza però rinunciare in maniera significativa alla qualità.

Un altro ostacolo importante è rappresentato dai costi dell’energia.

I prezzi energetici in Europa rimangono troppo alti, penalizzando gli investimenti industriali.

Draghi ha osservato come la crisi energetica innescata dalla riduzione delle forniture di gas a basso costo dalla Russia non sia stata ancora superata, lasciando l’Europa svantaggiata rispetto a Cina e Stati Uniti, dove il sostegno finanziario al settore energetico è molto più significativo.

Per rimanere competitiva, l’UE dovrebbe pianificare investimenti annuali fino a 800 miliardi di euro e impegnarsi a emettere obbligazioni comuni su base regolare.

Questo, secondo Draghi, sarebbe un passo essenziale per permettere all’Europa di competere su un piano di parità con le principali potenze economiche globali.

Tuttavia, se l’Europa non sarà in grado di effettuare questi cambiamenti, Draghi teme che il blocco sarà costretto a ridimensionare le sue ambizioni, perdendo progressivamente influenza economica e politica sulla scena mondiale, un triste scenario al quale stiamo già purtroppo assistendo.

Uno degli obiettivi strategici degli Stati Uniti contro gli “alleati” europei sta dunque venendo raggiunto.

 

Commentare
  • Non ci sono ancora commenti. Il tuo commento può essere il primo.
Aggiungi commento
Leggi anche