Il siparietto Salvini-Meloni rappresenta la morte definitiva del sovranismo in Europa con Salvini che prima ha inscenato una manifestazione con tutte le forze sovraniste a Firenze, è tornato a criticare ferocemente Bruxelles e la stessa Metsola per poi vedersi Giorgia Meloni, il capo del Governo di cui lui è vice presidente del Consiglio, invitare la stessa Metsola proprio a Palazzo Chigi in un evento ufficiale.
La storia breve della politica italiana potrebbe essere rappresentata proprio da questo. Un immenso, gigante teatro, in cui i protagonisti sono pressoché gli stessi ed anche quando cambia calso in realtà “tutto cambia affinché nulla cambi” come direbbe Giuseppe Tommasi di Lampedusa ne il suo “Gattopardo”.
Ed è così che Giorgia Meloni dopo anni di opposizione a Bruxelles ed essere salita al potere proprio grazie ai voti degli italiani delusi dall’ Unione Europea ecco che oggi la stessa Meloni incassa tra sorrisi effimeri i complimenti di Metsola: Meloni è una forte leader Pro-UE, le istituzioni europee contano su di lei”.
La conversione di Meloni all’Eurpeismo è un atto di badoglismo con pochi precedenti nella storia italiana e simboleggia a pieno la totale inutilità del dibattito pubblico e delle elezioni nel nostro paese oramai totalmente martoriato e sottomesso al vincolo estero.
Metsola ha poi ribadito che “L’incontro è andato molto bene, abbiamo contatti regolari. Stiamo preparando il Consiglio europeo.” Ed interpellata dai media presenti alla conferenza stampa successiva all’incontro ha spiegato come a suo avviso “l’ Europa negli ultimi 5 anni sia stata più unita che mai”.
L’ Italia quest’anno prenderà la presidenza del G7 che si è detto oggi compatto nel fornire aiuti all’ Ucraina, anche se la sua esigenza primaria, ovvero garantire la crescita ed il benessere economico delle nazioni membre, sta venendo completamente ignorata in favore di Kiev.
Meloni nel frattempo è ad un bivio tra il progetto, forse, sovranista di Matteo Salvini, e la completa svendita di Fratelli d’Italia ai Liberali del PPE, di modo da mettere una pietra tombale quasi definitiva su ogni speranza di cambiamento in Europa.