Sarà Riad ad ospitare l’esposizione universale del 2030 che batte Roma e Busan, città sud coreana.
La vittoria dei sauditi è stata netta con ben 119 voti a favore di Riad contro i 27 di Busan e i soli 17 di Roma.
Un fallimento totale ed evidente, che segna come il soft Power del nostro paese sia oramai evidentemente compromesso sulla scena internazionale.
Gualtieri, il sindaco di Roma, ha dichiarato: “Dobbiamo sportivamente accettare la sconfitta: la vittoria di Riyad è stata schiacciante ma quello di Roma era un bellissimo progetto”.
Mentre il presidente del comitato promotore di Roma Expo 2030, l’ambasciatore Giampiero Massolo ha puntato il dito contro i sauditi accusandoli indirettamente di aver corrotto i delegati.
Secondo Massolo “se questo è quello che sceglie, a stragrande maggioranza, la comunità internazionale, significa che la scelta va al metodo transazionale, vale il principio dell’interesse immediato, vale il principio della deriva mercantile. Si tratta di un sistema pericoloso: oggi l’Expo, prima i mondiali di calcio, poi chissà le Olimpiadi. Non vorrei che si arrivasse alla compravendita dei seggi in consiglio di sicurezza, perché se questa è la deriva io credo che l’Italia non ci debba stare”.
Che sia vero o no, resta il fatto che Roma non è riuscita ad imporsi sulla platea di Parigi che ha invece di nuovo scelto una meta araba dopo l’assegnazione dell’ ultimo expo a Dubai che sta aumentando sempre di più il suo prestigio internazionale al pari del resto delle monarchie arabe.
Roma ha puntato tutto sul “rispetto dei diritti umani” e delle donne, mandando volontariamente tre donne a presentare la candidatura della capitale, il problema è che Giorgia Meloni non si rende ancora conto, al pari degli altri suoi colleghi occidentali, che la maggior parte del mondo non è rappresentata dal G7 e dai Paesi occidentali e che questi discorsi femministi raramente possono trovare il consenso al di fuori della bolla dei paesi Euro-atlantici. Speriamo almeno che quest’ennesima batosta italiana ed europea possa servire di lezione alla nostra classe dirigente: meno discorsi stucchevoli, più concretezza.