Secondo il quotidiano “Politico”, uno dei principali strumenti di informazione del cosiddetto “mondo occidentale”: “quando giovedì il primo ministro italiano Giorgia Meloni entrerà nello Studio Ovale, la sua trasformazione sarà completa.
È finita la macabra caricatura di un mostro estremista, solidale con Mosca, il cui partito discendeva dai fascisti. Al suo posto c’è un partito conservatore pragmatico, disposto a fare affari con un mainstream internazionale riconoscente.
Per il presidente degli Stati Uniti Joe Biden e i sostenitori dell’Ucraina in Occidente, garantire l’impegno a lungo termine di Meloni nello sforzo bellico è vitale: l’Italia assumerà la guida del G7 il prossimo anno, in quello che sarà probabilmente un momento critico del conflitto”.
Subito dopo Giorgia Meloni ha incassato anche l’approvazione del principale media economico statunitense “Bloomberg” che scrive testualmente: “Il primo ministro italiano Giorgia Meloni sta cercando di costruire una relazione con Joe Biden impegnandosi a rompere con la Cina e prevede di informare il presidente degli Stati Uniti di persona giovedì sulla delicata coreografia di quella scissione.
I funzionari di Roma hanno rassicurato in privato gli Stati Uniti che l’Italia uscirà da un controverso patto di investimento con la Cina, ma la Meloni non ha intenzione di rendere pubblica la sua decisione di ritirarsi durante il suo breve viaggio a Washington, secondo persone che hanno familiarità con il suo pensiero che hanno parlato a condizione di anonimato.
L’idea è che gli Usa interpretino l’allontanamento da Pechino come una prova di lealtà e che la Casa Bianca capisca che dedicare più tempo al tanto atteso annuncio aiuterà l’Italia a negoziare un’uscita amichevole, limiterà le ritorsioni commerciali e dimostrerà che è la Meloni a guidare la decisione. ”
Lo scambio tra establishment e Governo è dunque chiarissimo, talmente limpido che solo i più stolti potrebbero negarlo: supporto mediatico e finanziario a patto di seguire tutte le linee dettate dall’ordine internazionale occidentale.
Nel caso in cui un Governo si opponga a tale mandato già stabilito immediatamente sorgono i problemi: la BCE smette di comprare i titoli di stato mandando in default l’economia, lo spread aumenta, le agenzie di rating (che sono tutte statunitensi) declassano la classe meritoria del debito pubblico e i media iniziano a fare una propaganda negativa del primo ministro ostile, fino alla sua sostituzione con uno più allineato.
Meloni forse non aveva altra scelta, è probabile, ma è ridicolo che questo sistema di potere venga ancora definitivo democratico, quando gli elettori non hanno in realtà nessun potere di influenzare le politiche governative. Che ci sia Draghi, Gentiloni, Letta o Meloni nulla mai cambia, anche i più “sovranisti” alla fine saranno costretti a seguire gli ordini dei padroni tradendo chi aveva sinceramente sperato in un qualsiasi cambiamento. Prima il popolo italiano se ne renderà conto, meglio sarà.