Una delle visite di stato più servili della storia recente si è consumata oggi a Washington dove il nostro Presidente del Consiglio ha chinato rispettosamente la testa alle richieste dei padroni d’oltreoceano, ma questa volta in una maniera ancor più servile rispetto ai suoi predecessori.
La prima prostrazione è avvenuta nella dichiarazione congiunta alla stampa con lo speaker della Camera dei Rappresentanti, Kevin McCarthy.
Meloni parte con il botto, con un lecchinaggio degno dello studente impreparato che implora il professore per ottenere un 18: “fra Italia e Stati Uniti vi sono legami incredibilmente forti, legami che sono diventati ancora più profondi negli ultimi tempi dopo la guerra di aggressione russa all’Ucraina. Più che mai dobbiamo essere capaci di contare l’uno sull’altro”.
Poi la conversazione abbandona l’ironico e raggiunge il surreale: “molte cose stanno cambiando ma c’è una cosa che dobbiamo dimostrare, ovvero che l’Occidente è unito e vuole difendere un mondo basato sulle regole. Senza un mondo basato sul diritto internazionale sarebbe il caos”.
Delle dichiarazioni da lei scritte nel suo stesso libro e dell’ideologia del sovranismo scompare ogni traccia. Fu solo un’allucinazione collettiva, evidentemente.
Il presidente del Consiglio ha avuto anche una colazione di lavoro al Senato durante la quale hanno preso la parola il senatore Chuck Schumer, leader del Partito Democratico, e il leader dei repubblicani, Mitch McConnell.
Ora a breve è attesa allo studio ovale per incontrare il Presidente Biden per la prostazione finale: “discuteranno dei benefici di una cooperazione transatlantica più stretta riguardo alla Cina”. Addio agli investimenti cinesi della via della seta dunque. In cambio di cosa? Del rispetto del padrone, che ha scelto il nuovo governatore della colonia italica sempre più in balia di disoccupazione, immigrazione e incapacità della propria “classe politica”.
A chiosa di tutto le dichiarazioni dello Speaker del Congresso su Twitter: “La visita del primo ministro Giorgia Meloni è molto importante. Sostengo le azioni dell’Italia per ridurre la dipendenza dal gas naturale russo e per affrontare la crisi dei migranti nell’Europa meridionale. E apprezzo i suoi sforzi di gestire la crescente aggressività della Cina comunista”.
Abbandoneremo per l’occasione anche noi la decenza e la deontologia professionale giornalistica per commentare con un tanto semplice quanto ben meritato: “Che schifo, Cara Giorgia, davvero che schifo!”.