Guarda che caso, verrebbe da dire.
I media internazionali hanno iniziato a fare emergere verità scomode sugli interessi americani in Ucraina, l’ultimo dei quali è il seguente: quasi la metà degli aiuti finanziari che Washington ha concesso a Kiev sono stati reinvestiti dal Ministero delle finanze ucraino in titolo di stato americani.
Suonarsela e cantarsela da soli in pratica. Non è un caso che proprio ora stiamo emergendo anche tutti i contrasti tra le varie fazioni interne all’ Ucraina con lo scontro tra Zaluzhny e Zelensky che oramai è diventato evidente agli occhi di tutti e raccontato dagli stessi media.
Zelensky, proprio come Hitler, chiede ai suoi generali ordini impossibili da portare a termine per pure velleità politiche e per cercare di portare in Ucraina il maggior numero possibile di aiuti occidentali proprio quando oramai a Washington e Bruxelles sembra evidente che la missione di “contenere e sconfiggere” la Russia utilizzando l’Ucraina come ariete sia del tutto fallita.
Il quotidiano britannico “The Times” parla addirittura di come agli Ucraini oramai manchino persino le munizioni di artiglieria e di come sarà difficilissimo per loro reggere la potenza di fuoco russa durante l’inverno che si preannuncia particolarmente intenso anche per quanto riguarda l’infrastruttura energetica strategica che rischia di essere spazzata via una volta per tutte dagli attacchi mirati russi con i missili Iskander e Khinzal o con i droni Geran-2 che hanno iniziato ad essere prodotti in massa e migliorati. Una delle ultime innovazioni degli ultimi droni Geran è l’ uso della fibra di carbonio in grado di renderli difficilmente visibili ai radar della difesa aerea ucraina. Come se ciò non bastasse ulteriori missili balistici e munizioni di artiglieria stanno arrivando a ritmo intenso dalla Corea del Nord dopo l’accordo russo-nordcoreano.
Infine il numero di mezzi corazzati disponibili per l’ Ucraina si sta continuamente assottigliando con le scorte e i magazzini della Nato oramai vuoti.
E se il destino dell’ Ucraina oramai è segnato, anche Washington sa che il destino del suo debito pubblico e della sua presenza militare e geopolitica è quantomeno compromesso.