La Striscia di Gaza è diventata un inferno di fuoco a seguito dei continui raid aerei israeliani, che hanno provocato oltre 1200 morti e 5600 feriti tra la popolazione palestinese, di cui la maggior parte sono civili, compresi donne e bambini. Gli Israeliani hanno oggi ucciso anche quattro paramedici.
La situazione umanitaria resta drammatica con cibo, acqua, elettricità e carburante che continuano a mancare a centinaia di migliaia di persone prigioniere all’interno della striscia che saranno costrette a fuggire dalle proprie case non appena i valichi di frontiera saranno riaperti.
L’offensiva israeliana, iniziata sei giorni fa in risposta ai disgustosi attacchi terroristici di Hamas non accenna a fermarsi.
Il primo ministro Benjamin Netanyahu ha dichiarato che “ogni membro di Hamas può considerarsi un uomo morto”, ringraziato al contempo gli Stati Uniti per il loro sostegno.
Anche se Israele sostiene di colpire solo obiettivi terroristici, le testimonianze e le immagini mostrano senza ombra di dubbio che la maggior parte degli edifici civili sono stati distrutti o danneggiati, tra cui ospedali, scuole, moschee e impianti idrici, in quella che è una vera e propria rappresaglia.
Secondo l’ufficio delle Nazioni Unite per gli affari umanitari (OCHA), circa 339 mila persone sono rimaste sfollate nella Striscia di Gaza. Di queste, 135 mila hanno trovato rifugio nelle strutture gestite dalle agenzie ONU, dove però scarseggiano i servizi igienici e sanitari a causa del blocco.
L’unica centrale elettrica rimasta a Gaza si è spenta del tutto dopo aver esaurito le scorte di carburante, con conseguenze gravissime per gli ospedali e le strutture sanitarie, che dipendono ora solo dai generatori.
Anche l’impianto di trattamento delle acque reflue nel nord di Gaza non risulta più operativo, causando dunque lo scarico dei liquami grezzi direttamente in mare.
L’ intera comunità internazionale si mostra preoccupata per l’escalation di violenza e chiede un cessate il fuoco immediato.
Il presidente turco Erdogan si è detto pronto a mediare per porre fine al conflitto.
Diversi osservatori internazionali, temono che la situazione possa degenerare ulteriormente e coinvolgere altri paesi della regione con Siria, Libano, Stati Uniti e Iran che restano alla finestra.
Quello che rimane certo, in una nebbia di guerra tra orrori e macerie, è un discorso del Presidente Statunitense Joe Biden del 1986 in cui affermava che Israele sarebbe stato creato per “difendere gli interessi americani nella regione”.
È altrettanto in dubbio che gli sfollati e i profughi di guerra causati dalla destabilizzazione statunitense del Medio Oriente andranno ad incrementare la già insostenibile pressione migratoria sull’Italia e sull’Europa minandone la tenuta sociale, l’economia e la sicurezza interna.