Stellantis non merita un solo euro di contributi pubblici

Quel che rimane della vecchia Fiat ora torna a minacciare licenziamenti in Italia

Se si potessero individuare in una sola azienda tutte le colpe delle globalizzazione, del capitalismo selvaggio e delle attività di lobbysmo nessuna meglio dell’ attuale Stellantis potrebbe incarnare a pieno tutte le contraddizioni e le sfide dell’attuale sistema economico europeo che nulla non fa se non aumentare le disuguaglianze e rendere i poveri ancora più schifosamente poveri e i ricchi ancora più disgustosame ricchi.

La concentrazione del capitale e dei gruppi di investimento nelle mani di pochissimi con la scomparsa delle singole aziende e la creazione dei grandi fondi internazionali non sta poi facendo altro che accelerare vorticosamente tutte queste ineguaglianze.

Ed ecco che ora Stellantis torna alla carica richiedendo nuovi sussidi governativi minacciando come ritorsione di chiudere gli stabilimenti italiani.

Il CEO di Stellantis Tavares ha infatti dichiarato che senza un piano di incentivi per la produzione e l’acquisto di auto elettriche in Italia saranno a rischio gli stabilimenti di Pomigliano, vicino Napoli, e di Mirafiori a Torino.

Stellantis grazie alle fantastiche regole varate dall’Unione Europea e dal mercato unico ha potuto tranquillamente spostare la sua sede legale dall’ Italia all’ Olanda e la sua sede fiscale dall’ Italia all’ Irlanda potendo così contare, al pari delle altre grandi aziende multinazionali come Airbnb, Amazon e Meta, di un regime fiscale ridicolo, iniquo ed estremamente favorevole.

Come se ciò non bastasse la Stellantis ha poi aperto le sue fabbriche in Polonia per sfruttare un costo del lavoro nettamente più basso che in Italia e licenziando nel corso degli anni centinaia di operai metalmeccanici.

Ora la Fiat/Stellantis per non farsi mancare nulla sta minacciando di chiudere i suoi ultimi stabilimenti in Italia se il governo guidato da Giorgia Meloni non si piegherà al ricatto di elargire notevoli aiuti statali all’azienda e alla mobilità elettrica in generale.

Nonostante in passato la Fiat abbia già goduto di enormi agevolazioni fiscali, prestiti e concessioni di fondi statali a fondo perduto da parte della Repubblica italiana nel silenzio dei media, da loro posseduti, non si sono fatti minimamente scrupoli nell’evitare di pagare le tasse nel nostro paese e nel licenziare i nostri operai.

Ora il Governo dovrà essere più chiaro che mai e affermare con la schiena ben più che dritta che questi signori da noi non meritano più un solo centesimo.

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