La storia inizia nel 2019 e vede partecipi una coppia di bangladesi. Secondo quanto riportato dalla cronaca locale la donna aveva denunciato il marito per maltrattamenti ma la scelta del Pubblico Ministero della Procura della Repubblica di Brescia, rappresentante della pubblica accusa in un drammatico caso di violenza contro le donne perpetrata all’interno del matrimonio ha lasciato tutti interdetti.
L’uomo va assolto in quanto la violenza nei confronti della moglie va intesa come un tipico fatto culturale.
La donna era originaria del Bangladesh, ma aveva ottenuto la cittadinanza italiana ed il marito è stato denunciato per averle inflitto anni di vessazioni, percosse e violenze sia fisiche che psicologiche.
L’ uomo non era stato neanche scelto come sposo dalla donna in quanto è stata venduta in sposa dalla famiglia per soli 5000 euro, come una vacca al mercato e come spesso avviene in quei paesi a maggioranza musulmana dove le donne sono equiparate ad animali o ad oggetti.
Una storia drammatica che merita la massima attenzione da parte dell’opinione pubblica, anche perché si sta inserendo surrettiziamente una sorta di amnistia culturale nei confronti del marito violento: è capace di intendere e volere, ma la cultura d’origine gli impone di agire contro la legge.
L’aspetto più eclatante di questa vicenda è che si creano corsie preferenziali per alcuni gruppi e criteri di discernimento diversi per lo stesso reato. Una plateale violazione di un principio cardine sancito a chiare lettere in tutti i tribunali: “La legge è uguale per tutti”.
Secondo il Pubblico Ministero invece l’imputato va assolto in quanto il caso viene inquadrato come un reato culturalmente orientato, nello specifico le carte della Procura dichiarano: “i contegni di compressione delle libertà morali e materiali della parte offesa da parte dell’odierno imputato sono il frutto dell’impianto culturale e non della sua coscienza e volontà di annichilire e svilire la coniuge per conseguire la supremazia sulla medesima, atteso che la disparità tra l’uomo e la donna è un portato della sua cultura che la medesima parte offesa aveva persino accettato in origine”.