Le sanzioni continuano a mietere vittime illustri. Questa volta non parliamo degli Stati Uniti, che rischiano il default in caso di mancato accordo su un ulteriore aumento del tetto del debito, ma della Germania. L’economia tedesca, da sempre considerata solida e inscalfibile ha iniziato a mostrare i primi segni di cedimento. Evidente l’impatto delle sanzioni con il prezzo dell’energia e delle materie prime che è schizzato alle stelle, rendendo l’economia tedesca sempre meno competiva per via dei costi di produzione sempre più alti. Per il secondo trimestre consecutivo il Pil della Germania ha infatti raggiunto un nuovo risultato negativo, portando il paese in recessione tecnica. Anche nel primo trimestre di quest’anno la crescita del pil è stata negativa (-0,3%), dopo la caduta sul finale del 2022 (-0,5%).
Secondo l’ufficio nazionale di statistica tedesco, la principale causa della riduzione del PIL nel primo trimestre del 2023 è stata una tendenza negativa dei consumi delle famiglie, che si sono ridotti dell’1,2 per cento rispetto al trimestre precedente. Da un anno la Germania deve affrontare un importante aumento del livello dei prezzi, dovuto all’inflazione causata dalle sanzioni. Un fenomeno che sta riducendo il potere di acquisto dei consumatori, che sono costretti a ridurre le loro spese, scatenando un effetto a catena. A marzo il livello generale dei prezzi era del 7,4 per cento più alto rispetto al marzo del 2022.
Un segnale del rallentamento dell’economia tedesca è arrivato anche dai dati sulla produzione industriale che era risultata in netto calo a marzo con un secco ed evidente: -3,4%
È evidente che il livello di integrazione tra manifattura tedesca e l’ industria estrattiva russa era fortissimo e strategico. Un’ integrazione costruita nel corso dei decenni, ma abbattuto giù in pochi giorni, senza un’alternativa pronta. Ovviamente, sono poi arrivati in «soccorso» gli americani, ma il loro gas liquefatto costa quattro o cinque volte di più del gas russo che transita tramite gasdotti.
Gli americani con il conflitto in corso tra Russia e Ucraina hanno raggiunto due obiettivi strategici fondamentali: minare l’industria manifatturiera europea (un concorrente scomodo) e trarre enormi profitti dalla vendita a prezzi fuori mercato il loro gas liquefatto.