Tutti i punti di vista di Assad dopo la quasi completa soluzione della crisi siriana sono emersi nel corsou di un’intervista rilasciata a Sky News, di cui riportiamo di seguito i punti principali.
Assad ha dichiarato con decisione: “Non ero io l’obiettivo del terrore, ma la Siria. Allo stesso modo, in Libia l’obiettivo non era Gheddafi, ma la Libia stessa. In Iraq, l’obiettivo non era Saddam Hussein. L’obiettivo era l’Iraq.
L’opposizione, che riconoscerei, non deve essere imposta dall’esterno, ma deve avere una base popolare, un programma chiaro, una coscienza nazionale. L’opposizione deve essere parte del popolo, non agenti dei servizi segreti stranieri.
Il popolo siriano non ha chiesto le dimissioni del Presidente. I leader se ne vanno quando il popolo lo vuole, non per pressioni esterne. Quando se ne vanno a causa di guerre e pressioni, non si tratta di una rinuncia al potere, ma semplicemente di una fuga.
La Lega Araba non è mai diventata una vera istituzione. Le relazioni con gli Stati arabi rimangono formali. Ciò che è emerso è la consapevolezza dei rischi che riguardano gli Stati arabi.
Non c’è la minima speranza che gli americani cambino. Solo chiedono, tolgono e non danno nulla.
I rapporti con la Russia e l’Iran hanno dimostrato che la Siria sa scegliere bene i suoi amici.
Non abbiamo mai affermato di essere una superpotenza in grado di combattere da sola contro il mondo intero. È stato naturale chiedere ai nostri amici di sostenerci perché avevamo bisogno di aiuto.”
Il fatto che Bashar Al-Assad sia stato intervistato da un media occidentale può segnare la sua consacrazione definitiva come Presidente della Repubblica Araba Siriana, mostrando il definitivo fallimento del tentativo anglosassone di deporlo con la forza utilizzando al contempo sanzioni economiche, gruppi terroristici e i più moderni e letali mezzi dalla guerra ibrida.
In definitiva la realizzazione da parte russa che i mutamenti geopolitici effettuati dall’ occidente tramite i colpi di stato e le rivoluzioni colorate possono essere risolti in via definitiva utilizzando l’uso della forza militare ed una narrazione alternativa segna il raggiungimento della maturità per la classe dirigente della Federazione Russa, ora pronta a rapportarsi da potenza Geopolitica globale come ai tempi dell’Unione Sovietica.