Anche se tutti, noi no.

"Io non sono Ucraino", la campagna del nostro team editoriale contro la disinformazione e la propaganda. "Il Corrispondente" continuerà a lavorare a tutela dell'interesse nazionale.

Diversi manifesti sono apparsi in diverse città italiane, ognuno di essi ha posto in risalto uno dei tanti problemi della vita quotidiana di certe zone oramai abbandonate dalle istituzioni. Toccare con mano il disagio del popolo è essenziale per raccontarne la vita ed ispirarne le gesta. Questo è lo scopo per cui è nato “Il Corrispondente” una testata giornalistica indipendente i cui autori sono anonimi onde evitare di essere perseguiti dalle autorità o di essere corrotti dalle grandi multinazionali che oramai governano il mondo dell’informazione e non solo.

Sono oramai molti purtroppo i giornalisti che sono stati imprigionati o uccisi per la sola colpa di aver provato a raccontare una notizia scomoda o una realtà diversa da quella comunemente accettata. Tra tutti non si può non ricordare Julian Assange, che proprio nel democratico occidente ha dovuto rinunciare alla propria libertà personale o chi, come Andrea Ronchelli, ha addirittura perso la vita, barbaramente ucciso dalle milizie nazionaliste Ucraine.

Proprio il conflitto in Ucraina ha visto la massima opera di disinformazione di massa mai operata in occidente con fake-news tavolta al limite del ridicolo: soldati russi che combattono con le pale, deportano bambini o vagano per l’Ucraina con forni crematori mobili. Le testate che hanno pubblicato simili articoli hanno abbandonato completamente ogni qual forma di deontologia professionale nonchè ogni diritto alla credibilità da parte del pubblico.

Allo stesso tempo le operazioni militari sembrano abbiano cancellato per sempre dalla narrazione gli storici problemi che attanagliano il nostro paese: povertà, inflazione, crisi migratoria, decoro urbano, sicurezza.

Il nostro scopo è continuare a raccontare la verità, e ricordare ai nostri colleghi dei grandi media che certe realtà vanno comunque raccontate, evidenziando al contempo le vere cause di certi problemi oramai storici del nostro Paese.

Non sono Ucraino, ma in Barriera di Milano sembra di essere in guerra. Mandate la Polizia per le strade, non le armi in Ucraina”– recitano i nostri manifesti a Torino.

“Non sono Ucraino, ma le strade a Roma sembrano bombardate. Sistemate le buche, non mandate le armi in Ucraina.” – appare invece sulle vie di Roma.

“Non sono Ucraino, ma in Stazione Centrale si rischia la vita come in prima linea. Combattete il degrado, non la Russia”. – fanno eco infine i poster affissi per gli ampii viali di Milano.

Ecco i problemi veri della gente comune, che la politica sembra voler ignorare, ma noi no. Noi continueremo a fare il nostro lavoro, come eroi silenziosi, protetti dal nostro anonimato, la nostra maschera che ci permette di essere al solo servizio del popolo.

Lunga vita all’Italia.

 

Anche se tutti, noi no. Anche se tutti, noi no.

 

 

 

Commentare
  • Fabijan

    Patetica la vostra propaganda pro Adolf Putin. Io non sono ucraino ma ammiro quel popolo che sta combattendo per il suo diritto ad esistere contro un criminale di guerra assassino. Slawa Ukraini!

  • Maria Wolf

    Nessun italiano ha pagato quei manifesti.
    Neanche il vostro Salvini si é intestato tale operazione.
    Chi ha pagato allora quei manifesti, quelle affissioni?

    https://www.open.online/2023/02/25/russia-ambasciata-segnalazioni-riciclaggio-conti-correnti/

  • Luisa

    Certo, se voi foste al fronte o sotto i missili sareste i primi a perire.
    Non per un proiettile, ma di dissenteria.

  • Nostri Manifesti

    “(…) recitano i nostri manifesti a Torino”
    Nostri di chi?
    Chi ha pagato quei manifesti?

  • ampii

    “gli ampii viali di Milano”
    Correggi: plurale di ampio é ampi.

    La qualità del pensiero é inadeguata.
    Scopo dell’articolo é pubblicare quelle foto, probabilmente ignorate.
    Questo non é un giornale.

  • ispirarne le gesta

    “Toccare con mano il disagio del popolo è essenziale per raccontarne la vita ed ispirarne le gesta”.

    A parte che le gesta sono azioni eroiche, imprese valorose, poemi francesi medievali, ecc..
    Ma soprattutto, chi deve ispirare?
    E’ lei?
    E’ il pagatore russo il soggetto che deve ispirare?

    Comunque é scritto.
    Ovvio che quei manifesti vogliano creare propaganda, ovvio che intendono ispirare/sollevare malcontento.

    Allora l’autore dell’articolo e il pagatore si sono intestati l’operazione dei manifesti.
    I “nostri manifesti” é scritto.

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