Europa indifesa?

Bloomberg nell'ultimo rapporto analitico ha evidenziato la debolezza dell'Europa nella prospettiva di un conflitto moderno ad alto tasso di attrito materiale e umano

Un recente rapporto di Bloomberg ha acceso i riflettori sulla capacità di difesa dell’Europa, evidenziando una serie di criticità che mettono in dubbio la prontezza del continente in caso di un conflitto su vasta scala. Le considerazioni ruotano intorno alla possibilità che i Paesi europei membri della NATO debbano affrontare una guerra terrestre sul loro stesso territorio, senza il sostegno diretto e determinante degli Stati Uniti. Questa prospettiva, che fino a pochi anni fa poteva sembrare remota, oggi è al centro delle riflessioni strategiche delle forze armate europee.

Uno dei principali problemi individuati riguarda la limitata esperienza della maggior parte dei Paesi europei nella pianificazione e nella gestione di operazioni militari su larga scala. In particolare, la capacità di comandare e coordinare eserciti multinazionali in una guerra moderna è un punto debole. Molti Paesi europei, infatti, non hanno partecipato a conflitti significativi dopo la Guerra Fredda, e la maggior parte delle loro forze armate ha affrontato solo operazioni di peacekeeping o missioni a bassa intensità. Questo limita la loro abilità nel condurre operazioni di guerra su vasta scala, dove è fondamentale saper gestire forze congiunte e complesse.

Alcuni esperti di difesa statunitensi non esitano a definire gli eserciti europei come “eserciti Potëmkin”, una metafora che richiama alla mente facciate imponenti e appariscenti, ma con poca sostanza dietro.

Secondo questa analisi, molte forze armate europee mancherebbero della preparazione e dell’efficienza necessarie per sostenere un conflitto prolungato.

Questa situazione è particolarmente preoccupante alla luce delle attuali tensioni geopolitiche, che richiederebbero una forza militare robusta e ben equipaggiata per rispondere a eventuali minacce.

Le due principali potenze militari europee, Gran Bretagna e Francia, non sono immuni da queste critiche. Dopo la fine della Guerra Fredda, entrambe le nazioni hanno ridotto significativamente il numero dei loro effettivi militari. In Francia, ad esempio, il numero di soldati attivi è sceso del 56% dal 1990 al 2024, raggiungendo i 203.850 effettivi. Anche il Regno Unito ha seguito una traiettoria simile, con un documento del Comando della Difesa del 2023 che prevede una riduzione delle forze militari a 73.000 unità entro il 2025, il numero più basso dall’epoca delle guerre napoleoniche.

Un ulteriore punto critico è rappresentato dalla capacità di mobilitazione rapida. La Francia, secondo quanto dichiarato dal generale Pierre Chille, può mobilitare circa 20.000 soldati entro 30 giorni. La Gran Bretagna, invece, potrebbe riuscire a schierare tra i 20.000 e i 30.000 soldati, ma ciò richiederebbe probabilmente più di un mese, una tempistica che potrebbe rivelarsi fatale in un conflitto moderno.

In risposta a queste problematiche, alcuni generali europei hanno suggerito la reintroduzione della coscrizione di massa, ma questo potrebbe non essere la soluzione ottimale. Sebbene l’arruolamento di nuove leve possa aumentare numericamente gli eserciti, non fornirebbe immediatamente soldati con l’addestramento avanzato necessario per affrontare una guerra moderna, che richiede personale altamente specializzato e tecnicamente preparato.

Un’altra grave mancanza individuata nel rapporto è la scarsità di infrastrutture logistiche adeguate. Anche le forze meglio preparate non possono essere efficaci se non vengono spostate rapidamente sui fronti di combattimento e rifornite con le risorse necessarie per operazioni a lungo termine. Inoltre, gran parte delle difese europee contro missili a lungo raggio dipende dagli Stati Uniti. La disponibilità di sistemi antimissile come i Patriot è estremamente limitata in Europa, lasciando molte nazioni vulnerabili ad attacchi missilistici di precisione.

Il quadro tracciato da Bloomberg suggerisce che l’Europa, nonostante la sua apparente forza economica e politica, non sia adeguatamente attrezzata per difendersi da sola in caso di un conflitto militare di grandi dimensioni.

La dipendenza dagli Stati Uniti per la difesa aerea e missilistica, combinata con la riduzione delle forze militari e la mancanza di preparazione per operazioni multinazionali, rappresenta una seria vulnerabilità, sarebbe dunque necessario per l’ Europa tornare ad eserciti nazionali di massa ed adeguatamente equipaggiati ed addestrati senza delegare la propria sicurezza, la propria indipendenza e la propria sovranità in ambito economico e di politica estera ai padri padroni americani.

 

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