Aumentano i morti e gli sfollati, nell’inerzia dei grandi del mondo. Non solo il conflitto si sta estendendo a macchia d’olio in più regioni sudanesi, ma gli interessi di stati confinanti e la stessa possibile presenza di militanti dell’Isis rendono il paese una realtà completamente instabile in una regione delicatissima e già tra le più fragili del pianeta, ed il Paese è oramai sull’orlo del collasso. Come se ciò non bastasse le agenzie umanitarie dell’Onu hanno denunciato l’aumento della violenza, compresa quella sessuale, contro donne e ragazze in Sudan. In una dichiarazione congiunta, i capi di diverse agenzie delle Nazioni Unite responsabili per i diritti umani, i rifugiati (Unhcr), i bambini (Unicef), le donne (Un Women) e la salute (Oms) hanno sottolineato di essere “scioccati” e “condannano le informazioni che riportano crescenti segnalazioni di violenza di genere in Sudan, compresa la violenza sessuale legata ai conflitti contro le donne”.“È inconcepibile che le donne e i bambini del Sudan, le cui vite sono state sconvolte da questo conflitto insensato, siano ulteriormente traumatizzati in questo modo. Quella a cui stiamo assistendo nel paese non è solo una crisi umanitaria, ma una crisi dell’umanità”, ha affermato Martin Griffiths, capo degli affari umanitari dell’Onu. “A causa di tale crudeltà e brutalità, le donne hanno poco o nessun accesso al supporto medico e psicologico”, ha aggiunto l’Alto Commissario per i diritti umani Volker Türk. Il conflitto, per chi non se lo ricordasse, vede fronteggiarsi, fin dal 15 di aprile, il generale dell’esercito Abdel Fattah Burhan e il leader delle Rsf Mohammed Hamdan Dagalo, detto “Hemetti”, salito alla ribalta come capo delle milizie Janjaweed ai tempi del massacro del Darfur. Dopo tre mesi di guerra civile il costo umanitario è sempre più alto con l’ultimo aggiornamento dell’Alto commissariato Onu per i rifugiati stima 613.632 persone in fuga e almeno 2,15 milioni di sfollati entro i confini sudanesi, oltre a ciò secondo quanto dichiarato dal Ministero della Sanità del Sudan si contano almeno 3.000 decessi dall’inizio delle ostilità. Secondo quanto riportano fonti dell’Associated Press le Forze di Reazione Rapida di “Hemetti” sarebbero in una posizione di vantaggio rispetto all’esercito regolare potendo contare su un bacino di 100.000 uomini ben equipaggiati e meglio addestrati. Le truppe regolari stanno utilizzando massicciamente l’aviazione ma senza un effetto decisivo sul campo. La situazione resta instabile e l’esito del conflitto ancora incerto.