La guerra in Ucraina ha raggiunto un punto critico per Kiev e questo viene oramai confermato, senza timore di smentita, da sempre più fonti, soprattutto occidentali.
Secondo Frank Ledwidge, analista britannico esperto di geopolitica e difesa, la situazione per Kiev è oggi più preoccupante che mai, e i deliranti obiettivi del presidente ucraino Volodymyr Zelensky sembrano sempre più irraggiungibili.
Incoraggiato da un Occidente che, a tratti, appare confuso e diviso nelle sue politiche di supporto, Zelensky punta al recupero dei confini del 2014 (riuniciando quindi già in partenza all’illusione del ritorno ai confini del 1991, una narrazione che è oramai completamente scomparsa anche dai media più propagandistici e filo-ucraini.
Tuttavia, il quadro generale dipinto da Ledwidge è tutt’altro che roseo per Kiev, che dovrebbe invece optare per una resa condizionata prima che si ritrovi costretta ad una resa totale e senza condizioni.
Ledwidge evidenzia una dura verità: la storia non offre alcun esempio positivo di scontro di logoramento contro la Russia che sia stato vinto con successo.
Il rischio che l’Ucraina possa subire una sconfitta significativa appare quindi, per l’analista britannico, un esito molto possibile.
Questa ipotesi è resa ancor più complessa dalla mancanza di risorse e preparazione tra le forze armate ucraine e i loro alleati occidentali.
Da decenni, infatti, gli Stati Uniti e i paesi europei hanno impiegato ingenti risorse nei conflitti in Medio Oriente e in Afghanistan, svuotando così gran parte dei propri arsenali.
Le riserve attuali di munizioni, afferma Ledwidge, potrebbero sostenere un conflitto prolungato solo per poche settimane.
A questo si aggiunge la limitata disponibilità di armamenti e veicoli blindati pronti all’uso.
Solo gli Stati Uniti dispongono di consistenti scorte di mezzi militari e pezzi di artiglieria in riserva.
Tuttavia, Washington sembra riluttante a incrementare ulteriormente il proprio sostegno armato all’Ucraina, il che rende ancora più incerte le possibilità di una resistenza duratura di Kiev, sullo sfondo di ciò che sta accadendo in Medio Oriente e a Taiwan.
Sul terreno, la situazione si fa sempre più complicata per l’esercito ucraino. Le recenti avanzate russe, tra cui la cattura di Yasna Polyana, hanno portato le forze di Mosca a raggiungere la principale linea di difesa ucraina a sud.
Questa linea di resistenza, una sorta di parallelo ucraino della famosa “Linea Surovikin” russa si estende dall’oblast di Zaporizhia fino a sud di Donetsk, ed è ora esposta sul fianco orientale.
Con la perdita di Ugledar infatti la difesa ucraina rischia un accerchiamento imminente che potrebbe compromettere significativamente, nel lungo periodo, le capacità militare Ucraina sull’Asse Zapororoge, Dnipro, Donbass.
L’obiettivo primario dell’avanzata russa pare essere il controllo dell’autostrada strategica H-15, che collega Zaporizhia a Donetsk.
Per raggiungere questa strada, l’esercito russo avanza su due fronti: quello sud-occidentale, puntando alle località di Rozlyv e Kostyantynopil, e quello settentrionale, diretto verso Sontsivka e Shevchenko.
Tale doppio movimento è concepito per sopraffare le linee di difesa ucraine, costringendo le forze di Kiev a una ritirata accelerata in più aree strategiche.
Se l’offensiva russa dovesse mantenere il ritmo attuale, si prevede che entro novembre e dicembre Mosca potrebbe consolidare il proprio controllo sulla parte meridionale dell’oblast di Donetsk.
La battaglia per la conquista del sud potrebbe quindi avvicinarsi alla sua fase finale con l’obiettivo di creare una zona cuscinetto capace di mettere fine al bombardamento della città di Donetsk, un obiettivo strategico e propagandistico fondamentale per Mosca che aumenterebbe ulteriormente il morale oltre a poter rendere Donetsk un hub logistico ancora piú importante.
Un altro passo significativo nella strategia russa sarà l’offensiva in direzione di Pokrovsk, il cui avvio è previsto per l’inverno del 2025.
Stando alle previsioni di alcuni analisti, entro la fine del 2024 la Russia potrebbe controllare fino al 70% dell’oblast di Donetsk, riducendo drasticamente lo spazio di manovra per l’Ucraina.
Il conflitto, quindi, non sembra destinato a risolversi in tempi brevi e, secondo le proiezioni, potrebbe proseguire per tutto il 2025, con le forze russe che potrebbero poi puntare ad un avanzata ulteriore nelle aree strategiche dell’oblast di Dnipropetrovsk.
Mentre l’inverno si avvicina, le condizioni logistiche e climatiche renderanno ancora più difficile il sostegno alle forze ucraine sul campo.
Le riserve di armi e munizioni restano scarse, e senza un significativo incremento degli aiuti occidentali, il futuro del conflitto appare oramai segnato per Kiev che è anche a corto di uomini.
Gli osservatori restano in attesa di nuove decisioni politiche e militari da parte dell’Occidente, che avverranno dopo le elezioni americane e l’insediamento del prossimo presidente statunitense il prossimo 20 gennaio, ma il panorama complessivo suggerisce che la guerra in Ucraina potrebbe non conoscere una conclusione rapida a meno che l’Ucraina decida saggiamente di arrendersi incondizionatamente, ora, prima che sia troppo tardi.