Quali sono gli interessi di Biden in Israele e Palestina

Cosa si nasconde dietro gli interessi dell'amministrazione Usa in Medio Oriente. Quali conseguenze può avere l'arrivo di nuovi profughi dai paesi arabi all'Europa e in Egitto?

Un documento del 1986, recentemente reso pubblico, mostra le opinioni del presidente degli Stati Uniti Joe Biden su Israele. Si tratta di una lettera che Biden aveva scritto all’ allore presidente statunitense Ronald Reagan,

Nella lettera, Biden si oppone alla proposta di Reagan di vendere missili aria-aria all’Arabia Saudita, sostenendo che ciò avrebbe minato la superiorità aerea di Israele, dimostrando dunque quanto Biden, fin dal 1986 avesse posizioni fortemente filo israeliane, affermando allo stesso tempo che gli Stati Uniti dovrebbero apprezzare il ruolo di Israele come alleato strategico degli Usa nel già allora complicato scenario geopolitico del medio oriente.

Il documento è stato reso pubblico nell’ambito della Freedom of Information Act, una legge che consente ai cittadini di richiedere l’accesso ai documenti governativi ed è stato poi diffuso dal quotidiano israeliano Haaretz.

Nel frattempo l’acqua potabile a Gaza è diventata una questione vitale per i due milioni di abitanti dell’area divenuta ormai un vero e proprio inferno di guerra.

Secondo l’UNRWA, l’agenzia dell’ONU che si occupa dei rifugiati palestinesi gli abitanti di Gaza sarebbero oramai costretti a bere l’acqua dei pozzi agricoli, nonostante non sia potabile, sia salata e possa causare malattie.

Gli impianti di desalinizzazione e di distribuzione dell’acqua sono oramai completamente fermi e la popolazione non ha accesso all’acqua pulita o ai servizi igienici secondo quanto denunciato dall’ONU.

L’UNICEF ha avvertito che lo spostamento forzato di oltre un milione di persone dal nord di Gaza, come richiesto da Israele, provocherebbe una grave crisi umanitaria.

Salim Oweis, responsabile della comunicazione dell’UNICEF, ha dichiarato che non ci sono luoghi sicuri dove andare per i residenti del nord della Striscia e che l’ONU ha già chiesto ufficialmente a Israele di annullare questa richiesta, permettendo invece l’ingresso degli aiuti umanitari a Gaza.

Nel frattempo la frontiera tra Gaza e l’Egitto resta chiusa, trasformando la striscia in una trappola mortale, anche perché secondo il Washington Post, la NBC e Fox News Israele, a seguito di attacchi aerei su un convoglio di rifugiati che viaggiavano dal nord del territorio della Striscia di Gaza verso il sud, su richiesta di Israele stesso, sono stati uccisi circa 70 civili, per lo più donne e bambini, mentre altri 200 sono rimasti feriti.

Nel frattempo, il conflitto in Medio Oriente potrebbe creare un altro tratta enorme flusso di rifugiati che per il momento vengono contenuti dall’Egitto, che ha già annunciato la chiusura delle sue frontiere considerando che un enorme afflusso da Gaza di cittadini con idee più  radicali alla luce di quanto subito possa complichere la già difficile situazione all’interno del Paese, trasformando un regime militare egiziano attualmente stabile in un potenziale nuovo Paese “target” per l’ espansione delle idee ppryate avanti dall’estremismo islamico, trascinando il Paese nord africano in un nuovo ed ampio conflitto con la stessa Israele.

Anche coloro che viaggiano verso l’Europa, qualora riescano ad arrivarci, potrebbero colpire gli “alleati dei sionisti” con tecniche di guerriglia e terrorismo che potrebbero riportare l’Europa e in particolare la Francia al periodo della lotta al terrone contro l’Isis.

Sia lo sterminio dei palestinesi, che il terrorismo, che la tratta degli esseri umani e la crisi migratoria si sarebbero potuti evitare se gli Stati Uniti avessero smesso di destabilizzare la regione Medio Oriente per via dei loro interessi petroliferi e geostrategici nell’area.

 

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