Usa pronti a inviare munizioni a grappolo all’Ucraina

Questa tipologia di armamento è vietata in più di cento paesi in base a diversi accordi internazionali data la pericolosità di questo tipo di munizioni per i civili anche a distanza di anni dalla fine del conflitto.

Per capire quanto sta avvenendo e le ragioni di quanto deciso bisogna innanzitutto partire dal fatto che la decisione di inviare le bombe a grappolo all’Ucraina è stata presa perché sia Kiev che Washington stavano finendo le munizioni convenzionali. Apprendiamo questi dati dalle stesse ammissioni della Casa Bianca secondo quanto affermato dalll stesso Presidente degli Stati Uniti Joe Biden che in un’intervista alla Cnn ha dichiarato: “Questa guerra dipende dalle munizioni. E loro stanno finendo quelle munizioni, e noi ne siamo a corto. E così, quello che alla fine ho fatto è stato accettare le raccomandazione del Dipartimento della Difesa, anche se non in modo permanente. Ho dunque deciso di consentire, durante questo periodo di transizione, l’invio di munizioni a grappolo, mentre otteniamo più munizioni calibro 155 mm”.

Appare dunque evidente che il fallimento della controffensiva Ucraina è estremamente costato non solo in termini di materiale bellico, mezzi e uomini ma anche il munizionamento sta venendo man mano meno. Notizie assolutamente deludenti che allarmano i vertici di Kiev in cerca di un risultato da mostrare ai propri alleati prima del vertice NATO di Vilnius nel quale l’Ucraina ha ufficialmente chiesto di aderire alla NATO.

La richiesta di adesione di Kiev al Patto Atlantico è chiaramente una mossa quasi disperata, considerando che nessun paese, secondo le regole della Nato stessa, può aderire all’alleanza in caso di dispute territoriali in atto o conflitto in corso la mossa è più che altro un ultima, disperata, leva politica.

L’intento è richiedere un maggiore supporto, magari un intervento diretto, considerando che oramai le risorse ucraine sono altamente limitate. Secondo gli stessi Ucraini le brigate rimaste a loro disposizione in questa fase sono circa trentasei, di cui alcune formate da ex membri della difesa territoriale. Circa dieci sono quelle che stanno venendo utilizzate in questa fase della controffensiva, venendo de facto sacrificate con gravi perdite per risultati modesti. Le uniche riserve rimaste sono dunque costituite dalle ultime cinque brigate di difesa territoriale rimaste a presidiare il confine bielorusso a nord e la capitale Kiev, con la Wagner posizionata proprio a 100km dalla capitale ucraina. Sembra dunque oramai chiaro quale sarà lo scenario prossimo per Kiev: o resa o guerra totale grazie al coinvolgimento di almeno alcuni dei paesi Nato (Polonia e baltici in primis). Una terza possibilità al momento sembra impossibile.

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