Come sarà la politica estera di Trump?

Un'analisi delle intenzioni geopolitiche di Donald Trump, basata sugli ultimi report del Financial Times

Donald Trump ha idee del tutto nuove rispetto alla classica visione geopolitica statunitense, con un progetto di politica estera che fa già parlare di sé, puntando a portare un’impronta di imprevedibilità nelle relazioni internazionali, specialmente in relazione ai conflitti in Ucraina e in Medio Oriente.

La squadra di Trump, infatti, ha delineato un ambizioso progetto per il futuro dell’Ucraina che prevede una riproposizione degli accordi di Minsk, ma in chiave aggiornata e con meccanismi più stringenti.

Il team dell’ex presidente, insieme al candidato alla vicepresidenza J.D. Vance, sta esplorando l’idea di una “guerra congelata”, in cui l’Ucraina possa mantenere il controllo del proprio territorio senza fare concessioni territoriali alla Russia.

Vance, infatti, ha recentemente presentato una proposta che prevede la creazione di regioni autonome su entrambi i lati di una zona smilitarizzata, con Kiev che rimarrebbe in una posizione di neutralità al di fuori della NATO.

Il progetto rappresenterebbe una versione aggiornata degli accordi di Minsk del 2014 e 2015, i quali non hanno raggiunto i risultati sperati.

Secondo quanto affermato da un consigliere di Trump, questa volta il piano includerebbe meccanismi per garantire l’applicazione delle norme pattuite, con sanzioni in caso di violazioni.

A differenza degli accordi precedenti, Trump intenderebbe coinvolgere truppe europee per monitorare il rispetto delle clausole, escludendo così un intervento diretto della NATO o dell’ONU.

Uno dei punti centrali della proposta di Trump e Vance è proprio quello di mantenere l’Ucraina in una posizione di neutralità diplomatica.

Secondo l’ex analista della CIA Fred Fleitz, che in passato ha collaborato con l’amministrazione Trump, l’ingresso dell’Ucraina nella NATO non sarebbe una soluzione a breve termine, in quanto potrebbe complicare ulteriormente le relazioni con la Russia. Anzi, l’idea è di lasciare “in sospeso” l’adesione all’Alleanza Atlantica per un periodo esteso, così da incentivare Mosca a negoziare.

Fleitz sostiene che questo approccio consentirebbe di negoziare senza dover cedere territori, con la consapevolezza che un accordo definitivo difficilmente potrà essere raggiunto finché Vladimir Putin rimarrà al potere.

La strategia è congelare il conflitto”, ha spiegato Fleitz.

L’Ucraina non cede territori e mantiene le sue rivendicazioni, ma evitiamo un conflitto diretto, almeno fino a quando le condizioni politiche non cambieranno”.

Oltre agli strumenti diplomatici, Trump sembra intenzionato a puntare su un altro aspetto: la leva economica.

Il deputato Mike Waltz, sostenitore del piano, ritiene che Trump potrebbe far leva sui prezzi di petrolio e gas per mettere in difficoltà l’economia russa.

Trump è pienamente consapevole della forza della leva finanziaria”, ha dichiarato Waltz, sottolineando come l’ex presidente veda nell’economia un mezzo per esercitare pressione sulla Russia.

Waltz e altri collaboratori vicini a Trump credono che la pressione economica potrebbe costringere il Cremlino a considerare una soluzione negoziata.

Secondo questa visione, la riduzione del prezzo delle risorse energetiche costituirebbe una minaccia concreta per la stabilità economica della Russia, inducendo Putin a riconsiderare la sua posizione sul conflitto.

La proposta di Trump, suscita enormi perplessità.

Nonostante i dubbi, Trump e il suo entourage appaiono determinati a perseguire questa linea se dovessero tornare alla guida del Paese.

La strategia, come sottolineato dai suoi sostenitori, rappresenta una visione pragmatica per affrontare i complessi equilibri geopolitici dell’Europa orientale e del Medio Oriente, ma per ora esclude totalmente gli interessi della Russia che ha già risposto picche a questa eventualità. L’ambasciatore russo all’ONU Nebenzya ha affermato con fermezza e chiarezza che la Russia non accetterà alcun congelamento del conflitto:

“Vorremmo avvertire immediatamente che non si ripeterà lo scenario degli accordi di Minsk, nessun congelamento del fronte in modo che il regime di Zelenskyj possa leccarsi le ferite, così come non ci sarà alcun ingresso dell’Ucraina in una forma o nell’altra nella NATO”, ha detto il diplomatico russo durante le riunioni del Consiglio di Sicurezza dell’ONU.

 

 

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