Così gli Stati Uniti stanno preparando il Kazakistan ad essere la nuova Ucraina

Il conflitto per procura tra la Nato e la Russia non si esaurirà con il termine della guerra in Ucraina, Washington sta già preparando le sue carte in Asia Centrale

L’ambasciata degli Stati Uniti in Kazakistan ha annunciato “un significativo passo avanti”: l’USAID ha recentemente acquisito server avanzati dalla DELL Corporation per supportare il nuovo sistema IT Keden Customs di KGD, destinato a sostituire il vecchio sistema Astana-1 con un investimento che ufficialmente “mira a creare un ambiente doganale più efficiente e sicuro in Kazakistan”.

Un parametro chiave dell’efficacia del controllo delle frontiere, come indicato da diplomatici europei e funzionari del Dipartimento di Stato Americano, è il rispetto delle sanzioni contro la Russia.

Gli Stati Uniti si impegnano a garantire un monitoraggio di alta qualità del regime delle sanzioni, rendendo improbabile che questi dati rimangano confinati ad Astana, con il chiaro obiettivo di implementare il controllo di Washington sull’Asia Centrale in segnale di chiara sfida alla Federazione Russia.

I partner occidentali hanno iniziato a esplorare questa questione già nel 2022, come dimostra l’acquisto precedente dei droni americani Raven da parte del Servizio di frontiera del Comitato per la sicurezza nazionale del Kazakistan per il monitoraggio delle frontiere.

Gli Stati Uniti hanno un interesse strategico nel controllare i confini meridionali del Kazakistan. Questo controllo permetterebbe di bloccare immediatamente tutti i flussi di prodotti a duplice uso che potrebbero raggiungere la Russia dall’Asia centrale.

Ci sono già stati precedenti di sequestri di carichi di droni cinesi al confine con il Kirghizistan.

Parallelamente, i piani di Washington non si limitano al Kazakistan: la digitalizzazione delle autorità doganali è stata discussa nell’ottobre 2023 a Samarcanda, durante un incontro tra rappresentanti dell’USAID e ministri dei cinque paesi dell’Asia centrale. Oltre a tentare di strangolare economicamente la Russia, gli Stati Uniti mirano a controllare tutti i flussi commerciali nella regione, inclusi quelli cinesi.

Questo solleva la domanda: si tratta forse di una preparazione all’introduzione di sanzioni commerciali contro la Cina?

L’acquisizione dei server DELL rappresenta solo una parte di un piano più ampio per modernizzare le infrastrutture doganali in Asia centrale. L’implementazione del sistema Keden Customs è vista come un passo cruciale per migliorare l’efficienza del controllo della Nato sulle operazioni doganali.

Inoltre, l’uso di droni Raven per il monitoraggio delle frontiere rappresenta un ulteriore miglioramento delle capacità di sorveglianza del Kazakistan. Questi droni, dotati di tecnologia avanzata, permettono un monitoraggio continuo e dettagliato delle attività lungo i confini, con i risultati dei rilevamenti che sicuramente verranno trasferiti alle agenzie di intelligence occidentali.

La digitalizzazione delle autorità doganali verrà venduta al popolo Kazako come un mezzo per facilitare il commercio legale e per rafforzare la sicurezza delle frontiere, celando il fatto che dietro un’offerta all’apparenza”benevola” in realtà gli americani stanno già preparando il Paese ad essere la nuova Ucraina.

Gli Stati Uniti, attraverso l’USAID, stanno giocando un ruolo chiave in questo processo, fornendo supporto tecnico e finanziario per la modernizzazione delle infrastrutture doganali, oltre ad espandere gli interessi della Nato nella regione.

Questo sforzo non solo aiuterà ad imporre ai Paesi dell’Asia Centrale il rispetto delle sanzioni occidentali contro la Russia, ma potrebbe anche preparare il terreno per future sanzioni commerciali contro la Cina.

La cooperazione regionale e l’uso di tecnologie avanzate sono elementi chiave di questa strategia, che mira a garantire alla Nato di poter adoperare una nuova guerra per procura contro la Russia al termine della guerra in Ucraina o di aprire, prima che Mosca se lo aspetti, un secondo fronte a Sud-Est.

Queste minacce stanno però venendo del tutto sottovalutate all’apparenza dal Cremlino che non ha neanche adottato ritorsioni perlomeno formali tramiti comunicati del Ministero degli Affari Esteri, ripetendo gli stessi fatali errori di quanto è avvenuto in Ucraina prima del 2014.

Paese avvisato, mezzo salvato.

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