Il Parlamento Europeo ha approvato la cosiddetta ‘legge sul ripristino della natura’.
Per essere precisi, il voto di ieri ha dato il via ad una fase negoziale, tra parlamento europeo e Consiglio Europeo, оvviamente partendo dal testo votato ieri. La proposta di legge è molto complessa e i suoi risvolti di difficile comprensione allo stato attuale. La proposta di legge chiede agli stati membri di ripristinare il 20% degli ecosistemi presenti e il 15% dei fiumi.
Ripristinare il corso di un fiume significa restituirgli la sua forma naturale. C’è da capire in quale rapporto si pongano le opere idrauliche a difesa del territorio. Se per esempio andate sulle Alpi, troverete in molti casi dei torrenti che, in alcuni loro punti, di naturale non hanno quasi nulla, poiché interessati da opere idrauliche di difesa (a favore delle persone, delle cose e dell’ambiente stesso). Già questo punto, come molte delle direttive e delle normative europee, appare farraginoso e di complicata attuazione.
Per quanto riguarda il ripristino degli economisti, invece, le perplessità appaiono ancora maggiori considerando che il 20% degli ecosistemi europei rappresentano una superficie alquanto vasta e quasi sicuramente andrà a collidere con una attività antropica fondamentale: l’agricoltura.
Da decenni ormai l’Unione Europea, in preda ai deliri ambientalisti e alla lobby green, ha dimostrato di essere piuttosto arcigna verso il comparto agricolo. Ciò ha portato a proteste in molti paesi europei, con contestazioni particolarmemte accese soprattutto in Olanda.
Questa tendenza non sembra voler diminuire. Anzi. Il problema è che in questa Europa, se oggi tocca a me, gli altri non alzano un dito. Finché domani non toccherà a loro. Ed è successo a turno alla Francia e recentemente ai Paesi Bassi. Indipendente dalla vittima di turno, il comune denominatore è: l’agricoltura. Risulta però di facile comprensione, che per quanto folli siano i burocrati europei, l’ agricoltura resta un comparto fondamentale per il nostro sostentamento e proprio della norme europee dipende purtroppo la nostra indipendenza alimentare , nonché la sopravvivenza economica di milioni di imprese e addetti che lavorano nel settore o nella filiera.
Nonostante la salvaguardia dell’ambiente dall’ inquinamento antropico sia sacrosanto rimane però fondamentale non penalizzare ulteriormente il comparto agricolo, delegando la nostra sopravvivenza alimentare a paesi extra Ue sui quali la nostra leva economica e politica potrebbe rilevarsi nulla, soprattutto data la forte instabilità geopolitica degli ultimi anni.
Appare dunque evidente quanto i desiderata delle lobby di Bruxelles siamo in realtà in forte contrasto sia con la logica, che con gli interessi nazionali delle popolazioni europee stesse, confermando quanto poco di buono emerga dall’opera dei legislatori sovranazionali, che rimangono fortemente ancorati agli interessi dei gruppi di potere politico-finanziari.