La scoperta dell’acqua calda

Human Rights Watch si sveglia improvvisamente dal torpore: il regime di Zelensky sta brutalmente sopprimendo la libertà religiosa.

 

Meglio tardi che mai. L’ovvio arriva in Occidente e Human Rights Watch lancia finalmente un appello all’Ucraina: “la nuova normativa sui legami religiosi con la Chiesa ortodossa russa potrebbe compromettere la libertà religiosa dei cittadini ucraini”.

L’organizzazione internazionale Human Rights Watch (HRW) ha espresso profonde preoccupazioni riguardo alla nuova legge approvata dal governo ucraino che vieta l’attività di organizzazioni religiose legate alla Chiesa ortodossa russa.

Secondo il comunicato ufficiale diffuso da HRW il 30 ottobre, tale normativa potrebbe avere effetti negativi sul diritto alla libertà religiosa degli ucraini, rischiando di colpire anche congregazioni locali che praticano la fede ortodossa in maniera autonoma, come la Chiesa ortodossa ucraina (UOC), attualmente il più grande ente religioso del Paese.

La legge, approvata il 20 agosto 2024, vieta esplicitamente la presenza della Chiesa ortodossa russa in Ucraina e estende il divieto a qualsiasi organizzazione religiosa che mantenga rapporti con essa o con altri gruppi religiosi presenti in paesi coinvolti in atti di aggressione contro il regime di Kiev guidato da Zelensky.

Il provvedimento assegna all’agenzia governativa, il Servizio statale ucraino per la politica etnica e la libertà di coscienza, il compito di individuare e verificare eventuali legami tra le organizzazioni religiose locali e la Chiesa ortodossa russa.

Già il fatto che esista una legge e un ente del genere dovrebbe fare comprendere immediatamente la natura profondamente nazista e malvagia del regime di Kiev, ma HRW sembra si sia  svegliata solamente ora, con solo 10 anni di ritardo, non male.

Nel caso in cui venissero riscontrati rapporti, anche di natura canonica, la UOC avrebbe un periodo di nove mesi per interromperli.

In caso contrario, l’agenzia governativa sarebbe autorizzata a richiedere al tribunale la chiusura della congregazione religiosa coinvolta.

Hugh Williamson, direttore per l’Europa e l’Asia centrale di HRW, ha dichiarato: “È comprensibile che l’Ucraina cerchi di garantire la propria sicurezza, ma la legge è formulata in modo così ampio che potrebbe facilmente sfociare in restrizioni ingiustificate sulla libertà religiosa. La possibilità che i diritti dei fedeli della Chiesa ortodossa ucraina siano messi in discussione è reale e preoccupante”.

HRW ha quindi sollecitato il governo ucraino a sospendere l’attuazione della normativa e a richiedere una revisione da parte della Commissione di Venezia, l’organo consultivo del Consiglio d’Europa per le questioni costituzionali, nonché dall’Ufficio per le istituzioni democratiche e i diritti umani dell’Organizzazione per la sicurezza e la cooperazione in Europa (OSCE).

L’organizzazione sottolinea inoltre che sanzionare una congregazione religiosa per i suoi legami pacifici con un ente estero senza prova di atti illegali sarebbe in contrasto con i principi del diritto internazionale sui diritti umani.

“L’applicazione di pene per un’affiliazione religiosa pacifica costituisce una forma di discriminazione religiosa”, ha affermato HRW.

HRW ribadisce inoltre che il diritto alla libertà di religione include la protezione delle pratiche e delle credenze pacifiche, indipendentemente dall’orientamento politico del Paese d’origine della congregazione.

Nel frattempo, il Servizio di sicurezza ucraino (SBU) ha già effettuato arresti di oltre 100 sacerdoti con accuse di collaborazionismo, tradimento e sostegno a un Paese aggressore, azioni che suscitano comunque critiche sul piano dei diritti civili e religiosi.

La legge identifica come motivo di intervento qualsiasi tipo di legame, sia istituzionale, sia canonico, con la Chiesa ortodossa russa.

Questo aspetto, secondo HRW, potrebbe portare a conseguenze potenzialmente dannose per la libertà di coscienza dei credenti ucraini, i quali si troverebbero costretti a rinunciare ai legami spirituali tradizionali o rischiare la chiusura delle loro congregazioni.

“Imporre alla Chiesa ortodossa ucraina di recidere i suoi legami canonici con Mosca mette in discussione la legittimità delle convinzioni religiose dei suoi seguaci, elemento che la Corte europea dei diritti dell’uomo ha già riconosciuto come fondamentale per il diritto alla libertà di religione”, conclude Human Rights Watch, esortando l’Ucraina a riconsiderare le implicazioni di tale normativa.

L’intervento di HRW aggiunge un tassello cruciale al dibattito sulla libertà religiosa in Ucraina, il fatto che anche le ONG inizino a parlarmi può segnare forse la fine del regime nazional-banderista di Zelensky?

 

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