Difficilmente la logica strategica e militare spiegherebbe perché l’Italia, con interessi (ed enormi problemi da gestire) all’interno del Mediterraneo invii una portaerei al confine con la Cina ed armi in Ucraina per fronteggiare la Russia, uno storico partner commerciale, culturale ed economico. Purtroppo la sudditanza agli Stati Uniti e al Patto Atlantico comporta di impiegare le nostre già esigue risorse in contesti assolutamente contrari al nostro interesse e l’irritazione che cova tra gli uomini in divisa si è fatta più evidente nella presentazione del nuovo piano strategico del Capo di Stato Maggiore delle Forze Armate che ha dichiarato: “Le Forze Armate sono proiettate in una fase storica contrassegnata da fenomeni di grande portata politica e strategica, che hanno radicalmente mutato il nostro modo di vivere e la nostra percezione del futuro.
Il Vertice NATO di Madrid (giugno 2022) ha sottolineato come la concorrenza strategica sia destinata a crescere velocemente nei prossimi anni, alla luce del mutato scenario geopolitico per la spinta competitiva sviluppata, contemporaneamente, da Russia e Cina.
Le Forze Armate devono essere in condizione di fronteggiare il dilatarsi della minaccia diretta alla sicurezza collettiva, assicurando efficacia operativa al servizio dell’Italia. In merito alla situazione delle Forze armate italiane, il capo di Stato maggiore ha sottolineato che occorre un “impegno rafforzato per un processo di trasformazione volto a proiettare con autorevolezza ed efficacia il sistema della Difesa nella modernità e nello scenario delle grandi sfide degli equilibri geopolitici”, ha affermato il capo di Stato maggiore nel corso dell’audizione. Un riferimento alle dichiarazioni del ministro della Difesa, Guido Crosetto, sulla “rivoluzione filosofica” necessaria per le Forze armate italiane, che “dovranno diventare un unicum integrato, interoperabile, complementare e armonizzato per meglio conseguire gli obiettivi strategici desiderati, nell’ambiente fisico, cognitivo e virtuale”. Per Cavo Dragone, si tratta di “obiettivi precisi e azioni operative” che le Forze armate italiane dovranno affrontare. L’obiettivo è “un modello di difesa a 360 gradi, che sia sempre credibile e autorevole sul piano internazionale ed efficace nel sostenere le istituzioni, i cittadini e l’identità nazionale”.
Tra le righe, nonostante i riferimenti alla Nato e all’Europa, emerge chiaramente una critica alla mancanza di equipaggiamento e ammodernamento all’interno delle nostre Forze Armate, un problema oramai noto a tutti gli esperti. Oltre a ciò emerge l’insoddisfazione per il disinteresse della Nato al Mediterraneo, il naturale sbocco della Geopolitica italiana fin dall’antica Roma, e che, se non fosse per le operazioni della Wagner, sarebbe oramai interamente nelle disponibilità della Turchia, che invece, pur essendo comunque parte dell’alleanza, sta facendo valere quello che rimane della sua sovranità proiettando la propria forza navale e la propria forza politica in tutto il mondo turcomanno e mediterraneo dalla Siria, alla Libia, all’Azerbaijan. Nel frattempo il nostro Ministro della Difesa, oltre a riempirsi le tasche con i suoi conflitti d’interesse, rimane un semplice “yes man” agli ordini degli americani, i veri titolari del suo potere, e nel frattempo l’Italia sprofonda anche da un punto di vista militare e geopolitico.