In un’audace operazione di polizia, Baris Boyun, il temuto capo di una delle più efferate bande criminali turche, è stato arrestato questa mattina a Viterbo. Il blitz, che ha coinvolto centinaia di agenti delle forze dell’ordine, ha portato complessivamente all’arresto di 19 persone, tutte di nazionalità turca e residenti tra Italia, Svizzera, Germania e Turchia.
Boyun, 39 anni, è considerato un terrorista dal governo guidato da Recep Erdoğan. La sua organizzazione è accusata di attentati, omicidi, traffico di armi, droga e favoreggiamento dell’immigrazione clandestina. Su provvedimento del giudice per le indagini milanese Roberto Crepaldi, la task force congiunta delle forze dell’ordine italiane e dell’Interpol ha fatto irruzione in un appartamento a Viterbo, dove Boyun stava da tempo agli arresti domiciliari. Intorno alle 5:30, l’uomo è stato portato via dagli agenti per essere condotto presumibilmente a Milano.
Le accuse a carico dei 19 membri della banda includono associazione per delinquere aggravata dalla transnazionalità, banda armata diretta a costituire un’associazione con finalità terroristiche e a commettere attentati terroristici, detenzione e porto illegale di armi “micidiali” e di esplosivi, traffico internazionale di stupefacenti, omicidio e favoreggiamento dell’immigrazione clandestina.
L’indagine è nata nell’ottobre 2023 dopo l’arresto di tre componenti dell’organizzazione mentre cercavano di raggiungere la Svizzera. Erano in possesso di due pistole, di cui una clandestina, munizioni e materiale di propaganda. I tre stavano facendo da scorta al loro capo, Boyun, e alla compagna, i quali viaggiavano su una macchina separata.
L’organizzazione di Boyun era attiva anche nell’ingresso dei migranti, dietro tariffe, attraverso la rotta Balcanica. Tuttavia, è accusata anche dell’omicidio di un suo concittadino avvenuto il 10 marzo scorso. Il boss coordinava reati, anche terroristici, in Europa, in particolare a Berlino.
In Turchia, invece, Boyun sarebbe stato la “mente” dell’attentato, poi sventato grazie allo scambio di informazioni tra le polizie italiana e turca. L’obiettivo diretto dell’attentato alla fabbrica era proprio il signor Burhanettin Saral, titolare ed esponente di un gruppo criminale “rivale” a quello di Boyun. Saral era anche giudicato da Boyun “responsabile” di un attentato ai suoi danni. Nonostante il fallimento dell’attentato, Boyun intendeva interferire con lo status quo esistente in Turchia, dimostrando la sua potenza al potere politico turco.
“Dammi una settimana di tempo, sto facendo grandi preparativi,” dichiarava Boyun, “tutta la Turchia ne parlerà”. Grazie all’intervento della polizia turca, l’incessante numero di telefonate di Boyun ha permesso di seguire praticamente in diretta i preparativi dell’attentato, secondo quanto riportato dal giudice per le indagini preliminari.
La lotta contro il crimine organizzato e il terrorismo continua a essere una priorità per le forze dell’ordine internazionali, e questo arresto rappresenta un importante passo avanti nella sicurezza della regione.
Salvini e Meloni hanno promesso una mano dura e rigida contro l’immigrazione ma al momento nulla pare sotto controllo, all’Italia ora più che mai occorrerebbe un leader forte in grado di mantenere gli impegni presi con l’elettorato e tutelare gli interessi del popolo Italiano, primo fra i quali il controllo del territorio dello Stato oramai preda più che mai delle bande di migranti oramai fuori controllo.