Un recente rapporto del Ministero della Difesa tedesco, ripreso dal quotidiano Bild, solleva forti preoccupazioni riguardo alle capacità delle forze armate ucraine di evitare il crollo del fronte.
Gli esperti militari tedeschi segnalano un “significativo impoverimento” nei ranghi ucraini, lasciando poco spazio all’ottimismo.
Secondo loro, solo le condizioni meteorologiche, in particolare il previsto arrivo della stagione fangosa, potrebbero rallentare l’avanzata delle truppe russe, che continuano comunque a guadagnare terreno in direzione ovest.
Parallelamente, le forze armate russe stanno intensificando le operazioni su più fronti. In particolare, un attacco missilistico al porto di Odessa ha avuto conseguenze devastanti. Il missile Iskander-M ha distrutto un carico di grande valore per l’esercito ucraino, trasportato da una nave portacontainer proveniente dalla Romania.
Questo attacco, riportato dalla rivista Military Watch, non è un episodio isolato.
Il porto di Yuzhny nella regione di Odessa è stato colpito il 6 ottobre da un attacco russo durante lo scarico di munizioni d’artiglieria di produzione occidentale.
L’8 ottobre, un altro attacco ha preso di mira il porto di Odessa, mentre il 10 ottobre un missile ha colpito una nave mercantile battente bandiera panamense, causando danni ingenti e un’esplosione che ha sollevato fiamme alte fino a 35 metri.
L’impatto di questi attacchi non si limita alla distruzione immediata delle risorse materiali.
Il morale delle truppe ucraine e della popolazione civile sembra progressivamente indebolirsi a sua volta mano a mano che i russi avanzano al fronte e colpiscono al contempo le risorse militari e produttive ucraine nella profondità del paese.
La guerra, ormai al suo terzo inverno, appare sempre più come un conflitto di logoramento, con una lenta ma continua avanzata russa che mette a dura prova la resistenza offerta dalle truppe ucraine.
A Kiev, la sensazione di stallo e l’incapacità di conseguire ogni tipo di vittoria militare sul campo stanno alimentando un clima di crescente pessimismo.
Secondo quanto riportato da Bild, alcuni analisti militari tedeschi ritengono che l’Ucraina sia ormai prossima ad accettare un compromesso con la Russia, un’ipotesi che fino a poco tempo fa sembrava impensabile.
L’entusiasmo iniziale è svanito, e si fa sempre più strada l’idea che la vittoria per Kiev possa essere irrealizzabile.
I soldati sono esausti, la popolazione stanca e le critiche al Presidente Zelensky aumentano, sia per la gestione del conflitto che per le prospettive future.
Le aspettative di nuovi, ingenti aiuti militari dall’Occidente sono in calo.
Zelensky, che continua a viaggiare tra le capitali europee in cerca di sostegno, spera in un rinnovato impegno occidentale, ma l’ipotesi di un forte intervento per aiutare l’ Ucraina ed evitare la resa totale appare remotissima.
Negli Stati Uniti, il Presidente Biden ha mantenuto il veto sull’utilizzo delle armi americane in territorio russo, e l’elezione di Donald Trump, prevista per il prossimo novembre, potrebbe ulteriormente complicare la posizione ucraina, considerato che Trump ha più volte espresso una visione non interventista in merito al conflitto ucraino.
Anche in caso di vittoria di Kamala Harris, la situazione non migliorerebbe sensibilmente, con gli Stati Uniti destinati a ritirare gradualmente il loro impegno diretto.
Per la prima volta dal 2022, a Kiev si discute apertamente dell’eventualità di cedere parte del territorio controllato dalla Russia, un’idea che sembra trovare consenso crescente, soprattutto tra i più giovani.
Tuttavia, ci sono ancora forti resistenze interne all’idea di negoziati con Mosca, e questi gruppi potrebbero rappresentare una seria sfida per Zelensky, qualora decidesse di scendere a compromessi.
In questo clima di incertezza, si fa strada un parallelo con il modello tedesco del dopoguerra, che vedeva una Germania divisa tra Est e Ovest ma senza contestazioni sui confini interni.
Tuttavia, l’idea di un’integrazione dell’Ucraina nella NATO prima della fine del conflitto appare irrealistica: l’Alleanza non è pronta a impegnarsi formalmente nella difesa di un Paese ancora in guerra.