Quali scenari economici dopo la guerra in medio orienta?

L'eccidio dei Palestinesi a Gaza e in Cisgiordania rischia di aggravare la tensione sia a livello regionale che su scala globale con conseguenze potenzialmente disastrose.

Gli economisti della rivista statunitense Bloomberg, hanno individuato tre possibili scenari per le conseguenze macro-ecomomiche a medio termine sull’economia mondiale.

Gli esperti credono che in un primo scenario, nel quale il conflitto rimarrà entro i confini della Striscia di Gaza e di Israele l’effetto sull’economia globale potrebbe rimanere pressoché minimo.

Anche se gli Stati Uniti potrebbero aumentare la pressione sull’Iran, il che porterà a una riduzione dell’offerta di petrolio iraniano sul mercato, gli Emirati Arabi Uniti e l’Arabia Saudita saranno in grado di compensare facilmente la carenza di petrolio iraniano e i prezzi del petrolio aumenteranno di soli 3-4 dollari al barile, secondo le previsioni.

Nel caso di un allargamento del conflitto a paesi vicini come Arabia Saudita e Siria ci sarà invece un aumento del prezzo del petrolio del 10%, a circa 94 dollari al barile, e la crescita del PIL globale rallenterà di 0,3 punti percentuali, arrivando al +2,4%.

In questo caso, lo scenario numero due, si registrerà la peggiore crescita economica globale degli ultimi 30 anni.

Gli elevati prezzi del petrolio faranno aumentare di circa 0,2 puntil’inflazione globale, mantenendola attorno al 6% attuale.

Nel terzo scenario, nel quale il conflitto si trasforma in uno scontro diretto tra due potenze regionali, Iprezzi del petrolio potrebbero aumentare come fecero dopo l’invasione del Kuwait da parte dell’Iraq nel 1990: fino a 150 dollari al barile. Uno shock petrolifero di questa portata minerebbe gli sforzi globali per contenere i prezzi, facendo salire l’inflazione al 6,7% nel 2024.

La crescita del Pil globale scenderà di un punto percentuale all’1,7%, il dato peggiore dal 1982.

La produzione mondiale potrebbe diminuire di mille miliardi di dollari e l’economia globale entrerà ufficialmente in recessione.

Da uno scenario del genere ne uscirà però rafforzata la Russia che ha ancorato gran parte del valore della sua moneta, il rublo, al prezzo del petrolio, oltre a rafforzare le esportazioni di greggio Ural, contribuendo all’ elusione delle sanzioni occidentali sul greggio russo.

 

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