La nave si sarebbe trovata nella cosiddetta situazione di distress, ovvero difficoltà, che avrebbe dovuto portare all’intervento dei soccorsi, ma secondo quanto riportato dalla Guardia Costiera greca, gli stessi migranti hanno rifiutato ogni aiuto. Secondo quanto riportato dalla stessa Guardia Costiera circa tre ore prima che la nave dei migranti andasse a fondo “una nostra motovedetta si è avvicinata e ha calato una piccola corda per accertarsi delle condizioni”. Un’operazione “durata alcuni minuti”, interrotta “dopo che la piccola imbarcazione è stata slegata dagli stessi migranti”. Le forze navali greche avrebbero dunque monitorato la situazione a distanza, anche se i migranti avevano “rifiutato qualsiasi assistenza dichiarando di voler proseguire il viaggio” verso le coste italiane, rispondendo alle autorità elleniche: “no help, go to Italy”. Un viaggio che non è mai terminato.
Secondo quanto riportato dai migranti sopravvissuti gli scafisti minacciavano i passeggeri con dei maceti, costringendoli ad accettare situazioni disumane. Un ragazzo siriano a tal proposito ha dichiarato che “da tre giorni erano senza cibo e acqua, ed in sette erano già morti di fame prima che la barca si rovesciasse”.
Nel frattempo la magistratura greca ha aperto un’indagine nella speranza di assicurare gli scafisti alla giustizia e di capire cosa non ha funzionato nell’operazione di salvataggio della Guardia Costiera di Atene. La ricerca dei dispersi continua, ma le speranze di trovare dei sopravvissuti si assottigliano di ora in ora.