Trump si sa, è uno che non molla mai, che sia un esito elettorale, un investimento andato male, o un negoziato il Tycoon andrà fino in fondo, fino alle più estreme conseguenze.
Questa sua caratteristica è tanto amata dai suoi elettori, quanto odiata dai suoi detrattori.
Come ogni personaggio storico, perché anche questo è Donal Trump, è diviso tra genio e sregolatezza, unendo la determinazione di un tedesco, la sua patria d’origine, alla follia e all’ amore per lo sfarzo tipici di un americano.
Trump ha vinto le primarie in Iowa, continua a sbaragliare gli altri candidati Repubblicani nei sondaggi e quasi sicuramente sarà lui lo sfidante di Joe Biden nelle elezioni statunitensi del 2024.
Lo scontro con Joe Biden sa di rivincita, sa di sceneggiatura già scritta, una trama da film che incarna profondamente l’essenza di Trump e di un popolo che non a caso ha creato l’ essenza stessa del suo mito, della sua cultura e della sua influenza grazie ad Hollywood.
L’ antagonista di questa storia però non è Joe Biden, Sleepy Joe, non incarna infatti lo stereotipo del supercattivo. A sfidare Donal Trump, per dare un tocco di italianità alla sceneggiatura, sarà infatti la magistratura, saldamente nelle mani, come da noi, dei democratici, ansiosi di sbattere l’ex presidente in galera ed insegnare al mondo un po’ di democrazia in salsa BBQ, rigorosamente Made in Usa.
Il sistema plutocratico statunitense si interroga su se stesso e sul proprio futuro in delle elezioni storiche che, data anche la non semplice situazione internazionale, potrebbero rivelarsi le più importanti di sempre.
Nel novembre del 2024 le decisioni da prendere per il nuovo inquilino della Casa Bianca saranno estremamente difficili dal rapporto con la Nato e l’ Unione Europea fino a come evitare lo scontro nucleare con Russia e Cina, senza dimenticare gli insoluti problemi interni che stanno facendo vivere alle città americane scenari da terzo mondo prima impensabili
Il 2024 vedrà il collasso definitivo o la ripresa del gigante dal grilletto facile, sempre che la campagna elettorale (o le decisioni giudiziarie) non trascino il paese in una nuova guerra civile, o in una secessione di alcuni dei suoi stati con California e Texas in testa.