La terza rata del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR) all’Italia è stata sbloccata, ma con una riduzione di mezzo miliardo di euro rispetto alla somma inizialmente prevista. Dopo una serie di negoziati tra il governo italiano e l’Unione Europea, è stato raggiunto un accordo che prevede il pagamento di 18,5 miliardi di euro, anziché i 19 miliardi previsti inizialmente.
L’intesa scaturita tra Governo e Commissione prevede anche il trasferimento di un obiettivo dalla terza alla quarta rata: la realizzazione di 7.500 nuovi posti letto negli studentati entro la fine del 2022. Bruxelles aveva infatti messo in stand-by la tranche dopo che l’Italia non era riuscita ad assicurare entro la fine del 2022 i 7500 nuovi posti letto negli studentati. La soluzione individuata da governo e Commissione europea sposta quest’obiettivo dalla terza alla quarta rata, trasformandolo da quantitativo, e quindi numerico, a qualitativo. Scompare quindi la cifra dei nuovi alloggi, un aspetto che aveva allarmato le associazioni degli studenti, ma resta l’obiettivo complessivo di creare 60mila alloggi entro il 2026.
Nonostante questa riduzione, il governo italiano si è detto soddisfatto dell’accordo raggiunto, che assicura all’Italia risorse comunque importanti, mentre la Commissione Europea ha espresso allo stesso tempo la propria soddisfazione per gli “scambi costruttivi” avuti con Roma.
Dal punto di vista di Fitto, Ministro per gli Affari Europei, l’operazione terza rata si è conclusa nel miglior modo possibile. C’è un compromesso, per quanto fragile, con Bruxelles. Nonostante la profonda diversità di vedute, soprattutto con il Commissario Europeo all’Economia Paolo Gentiloni, ex premier proprio per il Partito Democratico, la storica nemesi della destra in Italia. Anche se paradossalmente sia Gentiloni sia Fitto hanno rivendicato insieme la bontà dell’accordo raggiunto, che ieri il ministro ha comunicato durante una nuova cabina di regia Pnrr.
L’opposizione ha puntato il dito contro il governo che «tradisce le aspettative degli universitari», ma in un paese di vecchi e per vecchi non c’era da sorprendersi che i più giovani e talentuosi venissero, come al solito, sacrificati.