L’Italia resta uno dei Paesi europei più esposti al fenomeno dei flussi migratori, soprattutto attraverso la rotta del Mediterraneo centrale che collega le coste della Libia e della Tunisia con quelle della Sicilia e della Sardegna. Negli ultimi anni, il numero di arrivi di persone in cerca di protezione internazionale o di opportunità economiche è aumentato in modo significativo, mettendo a dura prova il sistema di accoglienza italiano e creando tensioni sociali e politiche.
Secondo i dati dell’Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati (UNHCR), dall’inizio del 2023 fino al 24 settembre sono sbarcati in Italia 31.200 migranti, registrando un incremento del 300% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente. La maggior parte dei migranti proviene da paesi africani come Tunisia, Eritrea, Nigeria, Sudan e Costa d’Avorio, ma anche da paesi asiatici come Bangladesh, Pakistan e Afghanistan. Tra i migranti ci sono anche molti minori non accompagnati, che al 31 agosto erano oltre 23.000, secondo i dati del Ministero dell’Interno.
La situazione è particolarmente critica negli hotspot, le strutture governative dove i migranti vengono identificati e registrati al loro arrivo. Queste strutture hanno una capienza limitata e sono spesso sovraffollate, con condizioni igienico-sanitarie precarie e rischi per la sicurezza e la salute dei migranti e degli operatori. Inoltre, i tempi di permanenza negli hotspot sono spesso superiori a quelli previsti dalla normativa, a causa della scarsità di posti disponibili nelle altre strutture di accoglienza.
Per far fronte all’emergenza migranti, il governo italiano ha deliberato lo stato di emergenza su tutto il territorio nazionale il 11 aprile 2023, con una durata di sei mesi. Lo stato di emergenza consente al governo di impiegare mezzi e poteri straordinari per gestire la situazione, come ad esempio sbloccare fondi aggiuntivi, attivare procedure semplificate, nominare un commissario straordinario e distribuire equamente i migranti sul territorio nazionale. Il governo ha anche chiesto maggiore solidarietà e cooperazione agli altri paesi europei, sia per quanto riguarda la ricollocazione dei migranti che per il rafforzamento dei controlli alle frontiere esterne.
Tuttavia, queste misure non sembrano essere sufficienti a risolvere il problema alla radice, che è esattamente ciò che avevano promesso Salvini e Meloni prima di presentarsi alle elezioni ma nonostante ciò tutto è stato fatto meno che il blocco navale tanto promesso ed è così che le periferie italiane continuano a riempirsi di clandestini legati ai gruppi criminali che continueranno a seminare il terrore per le nostre città, l’ennesimo regalo delle politiche di destabilizzazione del medio oriente, dell’Africa e dell’Asia da parte dei nostri cari alleati a stelle e strisce.