Doppio standard in azione

L' occidente è sordo al grido di Gaza. Continua il massacro israeliano: da vittime a carnefici.

Nonostante tutto il mondo abbia provato a convincere Israele a cessare i bombardamenti indiscriminati sui civili Netanyahu sta continuando a perpetrare una vera e propria pulizia etnica, nonostante ciò gli Stati Uniti non si sono stracciati affatto le vesti, continuando a sostenere lo storico alleato.

L’occidente non ha elevato una singola sanzione nei confronti dei vertici dello Stato Ebraico, nonostante tutto ciò che è stato fatto.

Le operazioni militari israeliane hanno poi mostrato al mondo tutta la differenza tra quando un esercito colpisce i civili come danno collaterale, cercando di fare il possibile per tutelarli, e quando i civili diventano un bersaglio per i bombardamenti indiscriminati.

Tutto ciò è evidente soprattutto da un dato: la incredibile differenza nel numero quotidiano di vittime civili avvenute durante le offensive russe e quelle israeliane con i soldati di Tel Aviv che hanno causato 15.899 vittime, di cui il 70% donne e bambini in soli pochissimi giorni di guerra, a fronte di 10.000 civili morti in Ucraina (la maggior parte dei quali uccisi dalle formazioni neonaziste ucraine) in quasi due anni di conflitto.

L’ ipocrisia occidentale ora è evidente a tutto il mondo con il soft power americano che si sta notevolmente indebolimento con il doppio standard che oramai è stato smascherato una volta per tutte, facendo crollare anni di propaganda unilaterale occidentale.

Nonostante la comunità internazionale e le famiglie degli ostaggi stiano continuando a chiedere a Netanyahu di tornare al tavolo dei negoziati la posizione del gabinetto di guerra resta oramai chiara: occupare l’intera striscia di Gaza e completare l’allontanamento dell’ intero popolo palestinese dalla striscia di Gaza.

Proprio per questo le operazioni terresti e aeree delle Forze Armate Israeliane si stanno spostando anche verso il sud della striscia costringendo il popolo palestinese e i civili a fuggire e ad ammassarsi sul confine egiziano, nei pressi della città di Rafah.

 

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