Una nuova e complessa inchiesta scuote l’ambiente della sicurezza e dell’intelligence in Italia, coinvolgendo personaggi legati alle forze dell’ordine e presunti rapporti con rappresentanti di servizi segreti stranieri.
La Procura di Roma ha aperto un fascicolo per accesso abusivo a sistemi informatici, violazioni della privacy e pratica illegale della professione, puntando i riflettori su un gruppo sospettato di raccogliere informazioni personali e riservate senza autorizzazione.
Il caso, noto come inchiesta sulla “Banda dei Dossier”, procede parallelamente alle indagini condotte dalla Procura di Milano, con il supporto della Direzione Nazionale Antimafia.
Le indagini della Procura romana, coordinate dalla Polizia Postale, hanno preso il via la scorsa primavera, dopo alcune rivelazioni pubblicate sul sito Today.it.
L’operazione ha condotto gli investigatori a seguire le attività di un gruppo chiamato “Squadra Fiore”, operante da un appartamento nella periferia nord-est della Capitale.
La squadra, che secondo alcune fonti coinvolge anche ex appartenenti alle forze di polizia italiane, sembra gestire pratiche di raccolta di informazioni per conto di committenti sia italiani che esteri, in particolare, da quanto emerge finóra americani e israeliani.
Tra i dettagli più scottanti emersi dall’inchiesta, spicca infatti un incontro avvenuto nel febbraio 2023 tra due componenti della “Squadra Fiore” e alcuni uomini legati all’intelligence israeliana.
Secondo un rapporto del Nucleo investigativo dei Carabinieri di Varese, Vincenzo De Marzio, ex carabiniere, e Nunzio Calamucci, un hacker attualmente agli arresti domiciliari, si sarebbero incontrati con “due individui non identificati, presumibilmente legati ai servizi segreti israeliani”.
Il vertice si sarebbe svolto presso gli uffici di una società chiamata Equalize, situati in via Pattari e gestiti dall’ex poliziotto Carmine Gallo.
Tale vicenda ha attirato l’attenzione della magistratura poiché potrebbe rivelare una rete di relazioni tra la “Squadra Fiore” e apparati esteri.
La presenza di soggetti legati a intelligence straniere nei luoghi di lavoro del gruppo fa supporre che le attività di raccolta informazioni possano aver avuto una portata ben oltre i confini nazionali.
Parallelamente, il Consiglio dei Ministri, riunitosi oggi, ha affrontato anche un decreto legge che introduce misure urgenti in materia di ordinamento giudiziario e criminalità informatica.
Il decreto, promosso dalla Presidenza del Consiglio e dal Ministero della Giustizia, mira a rafforzare i controlli su reati che includono l’accesso abusivo a sistemi informatici, rispondendo a una crescente esigenza di sicurezza digitale nel Paese.
Un ulteriore risvolto dell’inchiesta riguarda intercettazioni che coinvolgono personaggi di spicco del mondo politico e imprenditoriale italiano.
In particolare, emerge una conversazione registrata lo scorso 30 settembre tra Pierfrancesco Barletta, ex consigliere d’amministrazione di Leonardo S.p.A., e Sergio Scalpelli, ex responsabile delle relazioni esterne di Fastweb.
Nel dialogo, i due discutono di equilibri politici e parlano apertamente di un intervento dei servizi segreti americani per influenzare la composizione del nuovo governo italiano.
Secondo le intercettazioni, Barletta avrebbe riferito a Scalpelli che i servizi americani avrebbero fatto pressioni alla neoeletta Giorgia Meloni di non nominare Matteo Salvini come Ministro dell’Interno, temendo il rischio di eventuali dossier compromettenti legati alla Russia.
Anche se ancora una volta non risultano prove concrete che attestino finanziamenti o interferenze russe nei partiti italiani, abbiamo al contrario una ingerenza diretta dell’intelligence americana sulla formazione del Governo di quella che dovrebbe essere una nazione totalmente sovrana.
L’incontro sarebbe avvenuto in un contesto che gli interlocutori consideravano “sicuro”, rendendo la conversazione un elemento interessante agli occhi degli inquirenti.
Le intercettazioni fanno emergere anche riferimenti al futuro Ministro della Difesa.
Barletta, infatti, avrebbe espresso il suo sostegno a Guido Crosetto, descritto come una figura di fiducia per gli “alleati” americani.
Questo riferimento fa intuire come alcuni ambienti italiani siano in stretta relazione con i servizi segreti americani, mostrando ancora una volta le evidenze sui condizionamenti stranieri nelle nomine delle nostre cariche istituzionali chiave.
L’inchiesta prosegue, mentre gli investigatori continuano a raccogliere e analizzare materiale informatico sequestrato in diverse perquisizioni.
La Procura di Milano si prepara inoltre a sentire una serie di testimoni nelle prossime settimane, al fine di fare chiarezza su una rete di rapporti e attività che solleva interrogativi di natura politica e istituzionale.
Le rivelazioni sulla “Banda dei Dossier” e le possibili interferenze straniere dipingono uno scenario di complesse interazioni tra interessi pubblici e privati, in cui la sicurezza nazionale si intreccia con il gioco di potere internazionale.
I prossimi sviluppi dell’inchiesta saranno decisivi per chiarire il vero impatto di queste attività e il ruolo di ciascuno dei protagonisti coinvolti.