Trovato l’ accordo sul patto di stabilità

Passa, come sempre, la linea di Francia e Germania. Italia ai margini.

Francia e Germania come al solito dettano la linea e il resto dell’ Europa di adegua senza colpo ferire.

Meloni aveva promesso di battere i piedi, aveva ventilato persino l’uso del diritto di veto da parte dell’ Italia, ma Giorgetti ha detto sì a tutto, come era ampliamente prevedibile.

Tutto resta come è sempre stato: i principi cardini rimangono quelli fissati dal Trattato di Maastricht: il deficit dovrà rimanere sotto il 3% del PIL, mentre il debito pubblico dovrà invece rimanere come sempre al di sotto del 60%.

Gli Stati che hanno con un rapporto debito-Pil superiore al 90% dovranno far scendere il livello del disavanzo all’1,5%.

Per raggiungere questo obiettivo la Commissione Europea ci imporrà un aggiustamento strutturale annuo dello 0,4% per quattro anni o dello 0,25% in sette anni, da calcolarsi però al netto degli interessi sul debito con l’impegno del Paese a fare investimenti e riforme, come una sorta di messa in stato di amministrazione provvisoria come se fossimo uno dei paesi falliti sotto il controllo del Fondo Monetario Internazionale.

L’ Italia di conseguenza avendo un debito pubblico pari a 2.860 miliardi di euro, dovrebbe tagliare più 30 miliardi di euro all’anno dalla spesa pubblica (1,5%), o, grazie all’ ammortamento concesso gentilmente dai burocratici di Bruxelles i tagli saranno del 0,4% per quattro anni o dello 0,25% in sette anni del nostro debito pari a 2.860 miliardi.

Lasciando da parte i calcoli precisi appare comunque evidente che i burocrati di Bruxelles, alla faccia del sovranismo e del mandato popolare dato a Giorgia Meloni, ci commissioneranno imponendo forti tagli alla spesa pubblica.

Meloni ha promesso che “la lotta non è ancora finita”, anche se appare davvero sconfortante notare come di nuovo il nostro Paese sia totalmente piegato alla volontà Franco-Tedesca, ancora più triste rimane il fatto che l’intera politica economica europea sia piegata alla logica dei mercati finanziari e degli investimenti anziché al benessere dei cittadini con un’ ideologia ultra liberista totalmente lontana dalla dottrina socio-economica da sempre presente nel nostro Paese.

 

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